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Intervista al M°De Maria PDF Stampa E-mail
Venerdì 20 Ottobre 2017 00:00

 

 

Intervista al M°De Maria per gli Amici della Musica "Giorgio Vianello" di Bassano del Grappa

 

- Lei ha un legame di vecchia data con il M° Giorgio Vianello cui l’associazione degli Amici della Musica di Bassano è dedicata. Quale ricordo ha del Maestro?

I ricordi sono tanti e bellissimi, non solo nella veste di Maestro appassionato ed attento ma anche a livello umano. Ho trascorso a Bassano diverso tempo per la preparazione a concerti e concorsi, andavo a casa sua ed i ritmi di lezione erano intensi. L’ho conosciuto da vicino amava trascorrere del tempo con gli amici, conversare, apprezzava la buona tavola. Grazie a lui ho avuto la fortuna di arricchirmi attraverso la musica da camera, cosa che allora era vista con sospetto, teneva dei corsi assieme ad altri maestri come Vernikov e Bogino in Toscana d’estate. Io ho partecipato ai corsi in diverse formazioni cameristiche e ritengo che questo sia importante per poter essere un musicista completo, ho suonato e studiato anche assieme a Sebastiano e Gabriele Vianello.

 

-Lei ha registrato ed interpretato in concerto lì integrale della musica per pianoforte di Chopin. Quale pensa che sia l’aspetto più interessante di questo autore?

E’ difficile isolare un singolo aspetto, il privilegio di scandagliare la sua opera  dimostra che c’è molto di più di quello che è definito come ”poeta del pianoforte”per la presenza di una sapienza costruttiva sulla forma, sul contrappunto. Sicuramente Chopin è il più barocco tra i romantici, presentando diversi punti in comune con i compositori barocchi come l’uso dell’ornamentazione. Inoltre Chopin suonava il pianoforte  sfruttando  gli armonici di ogni nota e la disposizione  armonica delle voci permette alla voce principale di risaltare con forza e spessore inauditi. Anche la ricchezza del suono di Chopin è dimostrata dal fatto che sono presenti nella sua opera contrasti, drammaticità e forza epica, al contrario del clichè che lo dipinge come tisico e malaticcio. La musica di Chopin non è solo delicatezza, è gioia di vivere, ad esempio nelle Mazurche si può notare questo aspetto.

 

- Le Mazurche rappresentano una costante in tutta l’opera di Chopin, quali sono secondo il suo parere gli aspetti più particolari di queste composizioni?

Oltre alle Mazurche anche composizioni come le Polacche sono interessanti nella musica di Chopin.Ci sono anche altre danza polacche nascoste in queste composizioni: una è Oberec e l’altra è Kuyawiak, le differenze di spirito di queste danze producono anche degli andamenti diversi, questo è il motivo per il quale nei programmi presentati in concerto sono scelte Mazurche da Opere sparse con differenti sfumature. Le ultime Mazurche scritte da Chopin hanno dei passaggi dal cromatismo wagneriano, anche il contrappunto è molto utilizzato nelle Mazurche, l’armonia è molto sapiente e presenta talvolta anche intervalli come quello di quarta aumentata dovuti a stilemi di musica popolare che riescono ad unire il sacro al profano.

 

-Lei ha inciso importanti opere di Bach, quale spetto lo accomuna a Chopin?

Bach è stato un autore di cui ho sentito il bisogno dopo Chopin. Lo stesso Chopin aveva una conoscenza  molto approfondita del Clavicembalo ben temperato di Bach, lo dimostra anche il primo Studio dell’Op 10 che ha notevoli somiglianze con il primo preludio del primo libro del Clavicembalo ben temperato, anche lo studio sul contrappunto è stato approfondito da Chopin attraverso lo studio della musica di Bach che lui stesso suonava prima dei suoi concerti (è nota la paura di Chopin nel suonare in pubblico), anche sull’ornamentazione Bach è stato un esempio.

 

- Oltre a Chopin i programmi che presenta al pubblico propongono autori come Schumann e Liszt, quale composizione di questi autori sente essere più vicina alla sua indole musicale?

Non sento più vicina una composizione di un autore piuttosto che un’altra,cerco di dare un senso ai programmi che presento ed in cui mi sento a mio agio, sono opere diverse ma che mi piacciono tutte ugualmente. Schumann nel suo Carnaval scrive un brano intitolato Chopin, fu uno tra i primi ad apprezzarlo nelle Variazioni Op 2, eppure Chopin non fu altrettanto generoso nei suoi confronti, come la sua generazione non capiva la genialità dell’opera di Schumann. Ma anche Schumann rimase sconcertato dal Finale della Sonata di Chopin Op 35 e dalla Mazurca Op 30n 4 per l’utilizzo armonico delle quinte parallele, proibite dai canoni armonici classici e quindi considerate audaci. Il Liszt che propongo in questo programma agli Amici della Musica è  quello delle trascrizioni, dai Valzer di Schubert,e nel Sonetto innovativo rispetto alla prima versione per voce e pianoforte e la celebre “campanella” da Paganini.

 

- Lei di recente è stato in giuria al Concorso pianistico internazionale Busoni di Bolzano, quali sono le caratteristiche che ha notato nei giovani pianisti che si affacciano al concertismo?

Si dice che i giovani di oggi abbiano una tecnica agguerrita e siano freddi ma nei concorsi spesso si vede  oltre alla grande tecnica il non  rispetto del testo musicale, alcuni di loro sono pedanti e limitati nella forza espressiva e possono risultare freddi, altri si prendono molte libertà che andrebbero prese nella giusta misura. L’interpretazione deve essere fatta  sempre, a dimostrazione di ciò un Saggio di Kundera dal titolo “I testamenti traditi” analizza ad un certo punto la musica di Janacek, in realtà l’interpretazione è  un lavoro simile a quello dei traduttori, con una decodificazione che deve rendere fruibile il testo. E’ interessante come ad un certo punto del Saggio si parli della stessa parola ripetuta identica per tre volte e la domanda che ci si pone è perché non utilizzare dei sinonimi, probabilmente la ripetizione ossessiva ha essa stessa un suo significato ed un rilievo che le va assegnato. Allo stesso modo anche nella musica si deve partire dal testo, tutto ha una ragione, un crescendo, un piano e quindi va reso in funzione espressiva, ancora di più nella musica  che è espressione dei sentimenti umani. Il musicista è come l’attore, deve entrare nella parte e comunicare emozioni avendo rispetto per il testo. Al Busoni,come in tutti i concorsi, accade sempre che venga eliminato qualcuno pur avendo delle buone caratteristiche.

 

- Trova che in Italia chi decide di intraprendere la strada musicale sia penalizzato rispetto chi studia all’estero?

Si, in Italia si è più penalizzati. Io insegnando al Mozarteum di Salisburgo e tenendo Masterclass all’estero noto che in Italia non mancano i buoni Maestri ma le strutture a sostegno degli allievi. Tanti ragazzi che si sono diplomati a Fiesole hanno studiato poi all’estero, alcuni di loro volevano dedicarsi all’insegnamento. In Italia chi si specializza in didattica non è detto che trovi un lavoro inerente ai suoi studi, in Svizzera ad esempio questo è automatico. All’estero ci sono più possibilità di studiare nelle strutture mentre si frequentano i Conservatori, in Italia non sempre, così come non è sempre possibile suonare in orchestra o in formazioni cameristiche. Un mio allievo che aveva la passione della direzione d’orchestra si è recato a Londra a studiare musica da camera ed ha avuto la possibilità di suonare osservando i grandi direttori d’orchestra, con un concorso è diventato assistente di Pappano al Covent Garden, ora è a Berlino assieme a Baremboim ed è stato chiamato a dirigere I due Foscari alla Scala due ore prima della scena quando Michele Mariotti diede forfait. In Italia mancano queste strutture che diano possibilità ai giovani.

 

Vincenza Caserta