Martedì, 23 Apr 2024
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Duo Avalokiteshvara: una danza in musica PDF Stampa E-mail

Dialogo strumentale in una dialettica di sonorità cangianti


Un accostamento insolito di strumenti: arpa e percussioni, così si presenta il duo Avalokiteshvara composto da Guido Facchin e Patrizia Boniolo. In scena il 17 aprile  per la Stagione Concertistica degli Amici della Musica “Giorgio Vianello” di Bassano del Grappa, il duo propone l’incantata e rarefatta dolcezza dell’arpa assieme alla forza dinamica e mistica  delle percussioni. L’insieme ammalia il pubblico, varietà di strumenti percussione e di atmosfere rendono continuo il dialogo strumentale avvolto in una dialettica di sonorità cangianti.

Nei brani di Furlani che aprono il concerto lo scenario danzante rapisce: Sono evocazioni melodiche, continuo contrasto tra mondi lontani ornati di preziosi arabeschi. La struttura ritmica intonata da percussioni dello strumento darbuka si alterna all’utilizzo di bizzarri strumenti, come le tazze di caffelatte. Il risultato è entusiasmante, sembra che un rito magico e propiziatorio stia per compiersi sulla scena e da qualche angolo del palco possano saltare fuori antichi stregoni con libri di incantesimi o piccoli elfi fatati.

 

 

Nella Wu Suite formata da cinque composizioni dello stesso Facchin l’ingresso in una dimensione mistica è totale: le formule intonate dall’arpa diventano  più fluide, meno palpabili, nelle cadenze scandite dalla voce risuonano energie differenti, la danza dell’evocazione è nel ripetersi di suggestioni sonore di una medesima cellula melodica . E’ un intrecciarsi di impressioni, uno scavare nei suoni che trova nella musica orientale più antica le sue remote radici. Il luminoso suono dell’arpa regala atmosfere sempre nuove, le percussioni con la brillantezza di suoni e ritmi diversi animano in un moto perpetuo. Le immagini dell’aquila, simbolo di libertà e tramite con il divino nella cultura indiana, affiorano nelle pagine composte da Facchin, ed accompagnano verso una ricerca interiore . Moderno ed antico si fondono in un accostamento di suoni ed emozioni, un voluto richiamo alla musica delle popolazioni d’Oriente, ai forti legami con tutte le sfere dell’essere umano.

Un tocco quasi barocco per il brano di Harrison, Avalokiteshvara, dal nome del Budda orientale, in cui il connubio tra musica orientale ed occidentale traspare dalla semplicità delle linee affidate alla melodia.  Impreziosiscono il concerto con un insieme di poetica descrittività di piccoli squarci della terra andalusa le immagini di Spagna delle Canciones di Garcia Lorca. Sembra di essere immersi tra le vie di Siviglia, tra suoni dai caldi colori in rimate danze di flamenco, richiamate dall’uso delle castagnette alle percussioni tra Romanze spigliate e cullanti.

Nel brano di Scannavino, Algorithm, la distanza tra gli strumenti è accorciata, grazie agli effetti percussivi ricercati  nell’arpa, creando un nuovo accostamento nella combinazione dei dettagli musicali. Concludono il concerto le Tre danze Armene di Nazarian, trascritte dallo stesso duo, con elementi di brillante folclore, danza e musica trascinano vorticosamente, la vitalità del ballo e le sue simbologie sono tutte sulla scena.

Non servono ballerini, la descrittività della musica è totale negli occhi e negli applausi del pubblico entusiasta.

Vincenza Caserta