Mercoledì, 24 Apr 2024
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Il Maestro Andrea Bacchetti risponde alle domande degli Amici della Musica "Giorgio Vianello" PDF Stampa E-mail

 

 

 

Lei è noto al pubblico degli appassionati per le Sue interpretazioni di Bach, come crede sia cambiato il rapporto dell’interprete stesso nei confronti di questo Autore?

Direi anzitutto l’approccio pianistico, con uso di sonorità ampie, anche attraverso un equilibrato uso del pedale tonale. Ciò crea una metapolifonia che aiuta a dare ancora maggiore varietà e indipendenza al contrappunto. Per esempio in alcune delle variazioni Godberg,  concepite come invenzioni a 2 o a 3 voci,  sono una autentica prova di virtuosismo  con la riduzione sulla sola tastiera del pianoforte moderno dei due manuali del cembalo e con una difficoltà superiore alle composizioni per un solo manuale. Suite, Partite, Toccate  rappresentano una palestra tecnica che mi accompagna quotidianamente ormai da anni. Quindi prediligo tempi assai spediti, pochissimi abbellimenti in aggiunta a quelli già scritti da Bach, cercando di mantenere l’ampio respiro e la prospettiva che le esecuzioni  più sostenute favoriscono.
Credo comunque che la personalità di una esecuzione sia innanzitutto fatta dal tocco, dai colori, dalla creatività dell’interprete . Se autentici, questi elementi conferiscono  già un’impronta ad una esecuzione, essendo ogni essere umano diverso per natura dall’altro. Personalmente non cerco mai di fare sentire necessariamente questo aspetto. Penso che sia il compositore a dover  parlare da solo attraverso il pensiero dell’interprete.

E’ inevitabile, accostandosi al repertorio della musica di Bach, il confronto con l’autorevolezza interpretativa di Glenn Gould, Rosalyn Tureck e Sviatoslav Richter per quanto riguarda quelle che sono considerate “interpretazioni storiche”, qual è a Suo parere il messaggio più forte che hanno trasmesso agli attuali interpreti?

Io ascolto questi grandi interpreti della storia fin da quando ero un bambino. Credo siano alla base della mia formazione. Naturalmente, senza mai copiare !!! bisogna ascoltare, ri-ascoltare e riflettere a lungo, per capire i diversi pensieri, epoche ecc. Poi ci vuole la guida di un grande insegnante che ti aiuti a “scoprire …. A trovare…. A renderti conto …. Per poi arrivare ad una interpretazione personale, ad un pensiero maturato attraverso questi percorsi. Ma occorrono anni, molto studio, determinazione, entusiasmo …. Il confronto per esempio  con il pensiero del direttore in un concerto per pianoforte ed orchestra…. E non si è mai finito. Ogni giorno si comprende qualcosa di nuovo. 

Lei ha conosciuto personalmente Luciano Berio, incidendo sue composizioni e potendosi avvalere dei suoi consigli, come ricorda questa esperienza?

Bellissima! Ho conosciuto il Maestro quando ero un ragazzino. A Salisburgo dove era presente ad un mio concerto. Ho avuto la fortuna di lavorare, studiare, suonare, raccogliere i suoi preziosissimi ma anche affettuosi consigli fino a poco tempo prima della sua prematura scomparsa. Io credo che, oggi ancora di più di allora,  ho assimilato nel tempo tante cose allora difficili  da capire.  Il mio modo di suonare, il mio pensiero musicale, il mio modo di fare musica è l’espressione di tutte queste esperienze artistiche che hanno lasciato un segno profondo non solo dal punto vista musicale ma anche umano. Incredibile !!

 

Molti giovani oggi mettono in evidenza caratteristiche di virtuosismo che sovrasta talvolta il messaggio musicale del compositore, come crede stia cambiando il mondo dei concorsi pianistici?

Non è facile attraverso pochi momenti esecutivi giudicare l’autenticità di un artista. Oggi, credo anche io  si guardi molto soprattutto al virtuosismo ed alla spettacolarità… forse bisognerebbe guardare un po’ di più  “dentro” al talento, alla sua personalità.  Il virtuosismo inteso in senso stretto: cioè fare tante note e basta !! a mio parere non merita grande attenzione. A me piace  il virtuosismo che diventa “poesia”, colore, emozione. Il pianoforte non è ne una palestra ne una macchina da scrivere, mi diceva Berio da bambino.  Bisogna commuovere, emozionare, esprimere il pensiero del compositore e non fare corse a ostacoli o far a gara a che arriva prima … 

Crede che i Concorsi siano accesso fondamentale per un giovane che vuole intraprendere la strada del “concertismo?

Indubbiamente i concorsi sono molto importanti. Soprattutto quelli internazionali dove ci sono giurie composte da autorevoli personalità con grande esperienza; artisti, concertisti,  non solo insegnanti (senza togliere niente a questo ruolo particolarmente importante nella formazione di un pianista)  che sanno cosa vuol dire sedersi al pianoforte, reggere un pubblico numeroso e competente per ore o dialogare nei fatti con orchestre, musicisti, direttori autorevoli ma anche molto esigenti.  Un ottimo e prestigioso punto di partenza, senza dubbio, che però non deve rimanere fine a se stesso ma deve rappresentare uno stimolo per continuare su un cammino che non ha fine e dove è necessario un impegno sempre maggiore e determinato.

Lei ha inciso numerosi CD, qual è il progetto discografico di cui si ritiene più soddisfatto?

Ho sempre avuto fin da bambino grande interesse per i dischi. Ascoltavo ore e ore i grandi pianisti, strumentisti, orchestre ecc. e mi attraevano moltissimo le diverse interpretazioni, nel tempo, dei grandi che hanno fatto la storia. Ho sempre creduto, infatti, che la progressiva crescita e  maturazione di un artista costituisca un “osservatorio”  importantissimo della propria vita musicale, dello sviluppo del pensiero, dell’esperienza,  fino alla più ampia maturità che è facile osservare confrontando le registrazioni giovanile con quelle più datate di uno stesso artista e, anche della stessa partitura.  Per questo mi attrae moltissimo osservare, con il passare degli anni, il mio modo di suonare, di crescere, di capire le ragioni del cambiamento, dell’evoluzione …  comunque di “consapevolizzare” le diverse esperienze artistiche che sono per me di grande importanza in quel “Crescendo in continuo” …. sul quale ho sempre cercato di costruire la mia vita musicale.  


Crede che il pubblico delle “sale da concerto” di oggi sia meglio predisposto verso i compositori contemporanei rispetto a qualche decennio fa?

Io credo di si. Vedo per esempio che quando dopo Bach suono Berio il pubblico e molto attento. Domanda, vuole approfondire, capire… insomma c’è molto interesse. 

Lei ha suonato in diverse occasioni con l’orchestra, nell’interpretazione dei Concerti di Bach (particolari per la forma “concertante” del solista rispetto quelli di Mozart), è riuscito con facilità a far comprendere all’orchestra la Sua idea musicale?

Certo. Anche perché ho quasi sempre avuto la fortuna di trovare musicisti molto bravi, sensibili, con i quali abbiamo dialogato bene nel pieno rispetto del pensiero reciproco. A me piace molto ascoltare le idee dei solisti, del Maestro concertatore… insomma lavorare insieme raccogliendo le tante cose belle che spesso nascono dalla spontaneità di una esecuzione fatta con il cuore …

Come descriverebbe la Sua esperienza televisiva al “Chiambretti Night”?

Un'ottima e straordinaria opportunità - sicuramente controcorrente -  per farsi conoscere, anche come musicista classico; per incontrare tanta gente, che di norma non frequenta le sale da concerto.  Soprattutto tanti giovani . Raccolgo apprezzamenti molto sinceri per la spontaneità,   per il coraggio di percorrere una via inconsueta,  ma anche di far apprezzare “Mozart” in mezzo alle “ Veline”. Mi chiedono, vogliono capire la poliedricità di un musicista che riesce a passare  da Bach, Mozart, Beethoven, ma anche Berio  ad accompagnare dal  vivo (quasi sempre senza potersi preparare !!)  artisti del calibro della  Vanoni, di Emma, di Venditti … Forse qui viene fuori la mia anima di Jazzista quando da bambino mi piaceva improvvisare sulle grandi melodie di questa musica bellissima…. uno stimolo, una opportunità in più   per conoscermi meglio, per venirmi ad ascoltare  in concerto. 
Ai  concerti c’è sempre tanta gente, tanti giovani, studenti di conservatorio ecc.  che alla fine mi vogliono  chiedere  come si fa a raccogliere le 5 stelle dalla BBC, dalla Record Geijutzu o dalla American Record Guide e poi trovarsi a proprio agio con alcuni  temi della più grande musica leggera italiana. Tutto questo è molto bello e la risposta è semplice: tanto studio, rigore, entrare nella musica a tutto tondo, senza limitazioni formali, entusiasmo, voglia di cercare cose belle e sempre  nuove, versatilità e,  non so se  posso dirlo,  talento…  che non esclude anche un po’ di follia ….

Intervista realizzata per gli Amici della Musica “Giorgio Vianello” di Bassano del Grappa
A cura di Vincenza Caserta

 

 

 

 

 

 

 

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